Renato Guttuso (Bagheria, 26 dicembre 1911 – Roma, 18 gennaio 1987). Pittore siciliano, fra i più rappresentativi del Novecento europeo, si trasferisce a Palermo da Bagheria per gli studi liceali e poi all’Università, mentre la sua formazione si modella sulle correnti figurative europee, da Courbet a Van Gogh a Picasso. Viaggia molto per l’Europa e soggiorna a Milano. Nel suo espressionismo si fanno sempre più forti i motivi siciliani come i rigogliosi limoneti e l’ulivo. Rifiutato ogni canone accademico s’inserisce nel movimento artistico “Corrente”, che con atteggiamenti scapigliati s’oppone alla cultura ufficiale. Durante il soggiorno di tre anni a Milano, matura l’arte “sociale”, con un impegno morale e politico. Si trasferisce intanto a Roma, dove frequenta la cerchia di artisti più significativi del tempo: Mario Mafai, Corrado e Cagli. Tiene anche i contatti col gruppo milanese: Treccani, Giacomo Manzù e Aligi Sassu. Il dipinto che gli dà la fama, fra mille polemiche è: “La Crocifissione” – “il simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee”. Non cesserà mai di lavorare in anni difficili come quelli della guerra ed alterna, specie nelle nature morte, gli oggetti delle case umili della sua terra, a squarci di paesaggio del Golfo di Palermo. Affascinato dal modello dantesco, dal 1959 al 1961, concepisce una serie di disegni colorati che poi verranno pubblicati in volume “Il Dante di Guttuso”. Un intero ciclo, viene dedicato negli anni Settanta alla sua autobiografia in pittura, quadri d’eccezionale valore per la conoscenza dell’uomo-artista. La figura femminile diventa una dominante nella pittura come lo fu nella vita privata. Nel 1972 dipinge: “I funerali di Togliatti”, che diverrà opera-manifesto della pittura antifascista.